"cultura e territorio"
Quaderno annuale di Studi Storici dell'Accademia di cultura intemelia
Sommario del n. 22
(2016, pp. 176 - € 16,00)
F. AMALBERTI, I più antichi notai di Ventimiglia. 2. Vita e lavoro del notaio
Nel periodo 1483-1514 a Ventimiglia (che all'epoca aveva circa 2.000 abitanti) operavano mediamente 15 notai mentre ai giorni nostri, a fronte di una popolazione di circa 24.000 abitanti, ci solo solamente tre notai. Analizzando gli atti rogati a Ventimiglia tra la fine del '400 e i primi anni del '500 abbiamo cercato di capire come fosse il lavoro del notaio, in quali casi e per che negozi giuridici ci si rivolgesse a lui, chi erano i clienti, in che luogo venissero rogati gli atti, come era distribuito il lavoro dei notai nei vari periodi dell'anno o nelle varie ore della giornata. A differenza dei giorni nostri il notaio non si chiudeva nel suo "scagno" ma andava incontro alla clientela posizionandosi in punti strategici della città, questo ci ha permesso di fare una mappa delle "apoteche" presso le quali si fermava per stipulare i contratti. Infine, attraverso le scarne notizie biografiche che siamo riusciti a raccogliere dalla lettura dei loro atti, è stato possibile ricostruire la vita privata - lo stato sociale, le parentele, i possedimenti, gli investimenti - dei tre principali notai di quel tempo. Il saggio è corredato da numerosi grafici e tabelle che aiutano a capire visivamente le statistiche illustrate nel testo.
G. CASANOVA, Palme fiori e cannonate. Il treno armato n. 2 e la guerra con la Francia nel giugno del 1940 nella cronaca di un giornalista di regime
Il saggio documenta le mosse dell'entrata in guerra dell'Italia, attraverso la cronaca di Gustavo Traglia, inviato speciale sul confine occidentale. Teatro della retorica occupazione fascista è il tratto di entroterra tra il Saccarello e il Mont Angel, che vede il dispiegamento delle "forze belliche italiane". Tra le righe del giornalista ritroviamo il paesaggio della costa: Balzi Rossi, Grimaldi, Villa Voronoff, ecc. attraversato dalle operazioni militari. Protagonista di questa cronaca è un treno blindato, che si muove tra i Bordighera e Cap Martin per far tuonare la sua artiglieria lungo i 14 giorni dello scontro.
G.L. BRUZZONE, Lettere di Padre Raimondo Capizucchi a Padre Angelico Aprosio
La trascrizione delle lettere dell'Aprosio documentano l'attività erudita dei letterati barocchi e delle loro relazioni culturali.
M. MARENGO, Sguardi letterari sulle "terre di frontiera". Le rappresentazioni delle Alpi sud-occidentali nelle opere di Francesco Biamonti e Jean Giono
L'autrice, in accordo con Raffestin (1992), definisce i "paesaggi di frontiera", aree inerenti i transiti, non solo di cose, uomini o idee, ma anche di differenti "mondi". I limiti che tagliano le terre di frontiera non riescono veramente a separare, ma sono in effetti uno "scambio di promesse". Queste aree ibride sono esempi eccellenti di "espaces troués" (Deleuze, Guattari 1980) e nel corso del tempo sono diventati una potente combinazione di linearità e zonalità. Con queste premesse, l'autrice conduce una riflessione sui processi di produzione del territorio, caratterizzato da numerose linee di demarcazione, che testimoniano le varie manifestazioni del potere nel corso dei secoli. Nel caso specifico, sono state analizzate le terre di frontiera tra Italia e Francia, a sud-ovest delle Alpi. Il corpus di questo studio consiste nelle costruzioni letterarie presenti ne L'angelo di Avrigue e Le parole e la notte di Francesco Biamonti, con alcune ulteriori "incursioni" in Jean le Bleu e Le hussard sur le toit di Jean Giono. Lo scopo di questo lavoro è di stabilire il contributo dei due romanzieri alla comprensione delle "terre di frontiera" italo-francesi. Quest'area per millenni, non solo è stata una regione di confine, ma anche una regione dalla cultura distinta - Alpi marittime è un nome che è scomparso dalle suddivisioni ufficiali delle Alpi -.
"Frontier lands" are inherently areas of transit, not only of things, people and ideas, but also between different "worlds" (Raffestin 1992). The borders, which cut across frontier lands, not only fail to truly separate but are, in effect, an "exchange of promises". These hybrid areas are excellent examples of "espaces troués" (Deleuze, Guattari 1980) and over time they have become a powerful combination of linearity and zonality. The latter leads us to reflect on the processes of production of territory, marked by numerous borderlines, which bear testimony to the various manifestations of power over the centuries.
In this specific case, the "frontier land" in the Italian-French south-western Alps will be analysed. The corpus of this study consists of the literary constructions in L'ange d'Avrigue and Les paroles la nuit by Francesco Biamonti, with some additional "forays" into Jean Giono's Jean le Bleu and Le hussard sur le toit. The aim of the study is to establish how the two novelists have contributed to the understanding of the Italian-French "frontier land" which, for millennia, has not only been a border region, but also a distinctive cultural region - the Maritime Alps is a name that has disappeared from the official subdivisions of the Alps -.
« ARCHIVIO DELLA MEMORIA »
M. VACCARI, Oliveti a Ceriana: storie di terra, d'acqua e d'ingegno
Ardua impresa è l'accogliere in poco spazio una storia che inizia nel Medioevo, con l'insinuarsi, tra viti e castagni, dei primi oliveti e prosegue, tra alterne vicende, fino ai nostri giorni.
L'olivo ne è il protagonista; si tratta di una coltivazione esigente e generosa che, nel corso dei secoli, si diffonde, si espande, frena, riprende e accompagna la popolazione verso una nuova ricchezza fatta di denaro, di progressive conquiste tecnologiche e di interessanti esperienze amministrative.
Questo ci raccontano gli archivi con dati catastali, mappe, norme e decreti dettagliati che collocano il paese in un quadro storico-economico degno di nota.
Ogni antico documento costituisce un osservatorio previlegiato che consente un ampio sguardo su una civiltà contadina complessa e anche affascinante per le sue storie di battitori di grida, di aste scandite dalla luce delle candele, di espedienti a difesa dei sudati guadagni e di capillari regolamentazioni.
L'olivo ha resistito a gelo, siccità e malattie; si è assoggettato alle umane necessità ed ha lasciato ampie testimonianze di sé nel paesaggio e nelle tipicità culturali che non devono dileguarsi in una incurante modernità.
« CRONACHE E STRUMENTI »
F. CICILIOT, Catasti e toponimi
L'autore presenta il progetto di censimento del patrimonio toponomastico, sulla base del rilievo e della schedatura delle fonti catastali. Il progetto dispone di un sito web, in cui sono aggiornati i gruppi di lavoro e le pubblicazioni relative alla ricerca.
C. ELUÈRE, Pregare camminando a Pigna
L'autrice cataloga più di una sessantina di piccole cappelle rurali, sul territorio del comune di Pigna (IM), disseminate tra i sentieri e i carrugi. Questi " monumenti " devozionali - spesso modesti - costituiscono il patrimonio culturale del borgo alpino e caratterizzano il paesaggio.
F. CORVESI, Tenda e la sua storia. Repertorio di fonti sulla scrittura documentaria di un centro alpino
Lo studio si prefigge di elencare e analizzare le opere manoscritte che hanno avuto per oggetto la storia del centro transalpino di Tende, oggi territorio francese, centro integrante nel passato dell'antica Contea di Ventimiglia. A beneficio degli studiosi si pubblica in formato digitale la mia trascrizione del manoscritto settecentesco Storia di Tenda, inedito dell'abate Giuseppe Caissotti, attualmente conservato negli archivi municipali di Nizza. Il documento fornisce interessanti riferimenti sugli eventi che hanno caratterizzato lo sviluppo del centro tendasco, provenienti dallo studio delle pergamene che l'allora parroco di Tenda poté consultare nel corso del proprio magistero pastorale. A sua volta l'opera del Caissotti è stata utilizzata come fonte dagli studiosi moderni nella redazione delle proprie opere che hanno trattato la storia della regione delle Alpi Marittime.
B. PALMERO, La valle Nervia: uno spazio storico di frontiera
La presentazione del lavoro di ricerca di Marco Cassioli mette in evidenza lo spazio storico di "frontiera" tra Provenza, Liguria e Piemonte, costituito dalla valle Nervia. Gli spunti interessanti di questa lettura sono dati dall'incrocio di fonti diverse conservate in archivi disparati; ma soprattutto dall'interpretazione di relazioni trasversali e dinamiche microstoriche, che mettono in risalto non solo il ruolo di una signoria di valle, i Doria di Dolceacqua, ma anche quello delle popolazioni locali.